diesse recale
 
 CRUNA: "Una rete di associazioni contro l'elettrosmog"
 
  HOME  

 

rassegna stampa

rassegna stampa

 

 

Regolamento antenne: lo SDI vuole più controlli
dal Mattino

 

Cruna: il regolamento è da rifare
dal Giornale di Caserta

 

 

 

 

 

 

 

 

torna a inizio
pagina

HOME

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

torna a inizio
pagina

HOME

 

 
 
torna su
 
torna su
 

Macerata Campania, 10 dicembre 2005

CONVEGNO DELLO SDI SULL'ELETTROSMOG

 

convegno elettrosmogcarmine iodice

franco di risopasquale nacca

 

CRUNA  La relazione di Domenico Melillo,
  presidente di Cruna

 

 

Intervento al convegno–dibattito sull’inquinamento elettromagnetico a Macerata Campania, promosso dalla segreteria cittadina dei Socialisti democratici italiani

 

Premessa…

Vorremmo, innanzitutto, ringraziare il segretario dello Sdi, Franco Di Riso, per aver invitato Cruna al dibattito di questa sera. Cruna nasce a Recale come comitato cittadino nell’ottobre del 2003 proprio con l’intento di sensibilizzare l’opinione pubblica sui possibili rischi legati all’esposizione ai campi elettromagnetici. Oggi, siamo un’associazione onlus impegnata su diversi temi ambientali in vari comune della Provincia, ma la lotta contro le multinazionali della telefonia mobile resta uno dei nostri obiettivi primari. Lotta da condurre, a nostro parere, non “rinchiusa” in ambito strettamente locale ed estesa a quanti più soggetti è possibile, sia essi istituzionali sia essi politici che sociali.

I Socialisti democratici ci hanno chiesto di esprimere un parere sul regolamento che disciplina l’istallazione e il funzionamento delle cosiddette stazioni radio–base approvato dal consiglio comunale di Macerata il 28 luglio di quest’anno. Lo faremo fra un istante. Prima, però, è opportuno proporvi delle considerazioni, in parte già accennate dai relatori che ci hanno preceduto.

 

Oggi in Italia…

Riteniamo che le crociate contro il progresso, oltre che inutili, siano dannose, e che immaginare un mondo senza telefonini sia fuori dal tempo. Pretendere una tecnologia che anteponga la sicurezza del cittadino all’interesse economico è, al contrario, una rivendicazione legittima e attuale. In Italia esiste una contraddizione: lo Stato, da un lato, è il difensore esclusivo della salute, diritto costituzionalmente sancito, e, dall’altro, è il soggetto che concede l’etere ai gestori, incassando milioni di euro.

Questa ambiguità è dimostrata dal susseguirsi di decreti, leggi e di sentenze della Corte Costituzionale che, di volta in volta, privilegiano il primo aspetto a discapito del secondo, e viceversa. È ovvio che solo il Legislatore può dissolvere questa contraddizione, non impedendoci di comunicare con i cellulari, intendiamoci, ma obbligando i gestori ad utilizzare tecnologie, peraltro esistenti, che riducano al minimo gli effetti invasivi, ormai ammessi anche dalla comunità scientifica, prodotti dai campi elettromagnetici.

La materia, attualmente, è regolata dal Codice delle comunicazioni elettroniche, che, equiparando i ripetitori alle opere di urbanizzazione primaria, ha riconosciuto alle antenne un’utilità pubblica pari a quella degli acquedotti e delle fogne, togliendo agli enti locali gran parte delle possibilità di intervenire sui propri territori.

Nonostante queste limitazioni, però, nel luglio scorso, la Corte Costituzionale, pur rigettando una serie di ricorsi contro il Codice, ha ribadito che i Comuni, insieme alle Regioni, possono porre dei limiti alla localizzazione delle stazioni radio–base. In che modo? Adottando un regolamento. Non facendoselo prestare dal Comune limitrofo, però, o scaricandolo da internet, come spesso accade. Ma cercando di concepirlo a misura della propria realtà, sfruttando i pochi varchi che la normativa concede.

 

Regolamento, Impianto normativo…

Abbiamo esaminato con molta attenzione il regolamento di Macerata, e il testo, ci dispiace dirlo, presenta una serie di limiti, forse indotti dall’urgenza di riempire un pericoloso vuoto amministrativo.

Pur essendo stato adottato pochi mesi fa, il regolamento si poggia, ad esempio, su un impianto normativo vecchio di almeno quattro anni. Gli unici due riferimenti sono il Decreto interministeriale 381 del 10 settembre 1998 e la Legge quadro 36 del 22 febbraio 2001. Dal 2001 ad oggi qualcosa è cambiato.

Il Decreto 381 è stato sostituito dal Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri dell’8 luglio 2003, che fissa i limiti di esposizione, i valori di attenzione e gli obiettivi di qualità per la protezione della popolazione. Mentre la Legge quadro 36, anche se resta in vigore, va integrata con le disposizioni contenute nel Codice delle comunicazioni elettroniche approvato il 1 agosto 2003, un testo articolato e complesso che disciplina l’intera materia.

 

Finalità…

All’articolo 1, poi, con il quale si dichiarano le finalità del regolamento, ci si propone di accorpare su strutture di supporto comuni, o quantomeno all’interno di un unico sito, le varie stazioni radio–base. L’obiettivo è condivisibile, ma, poiché questo punto ha fatto la fortuna dei gestori nei ricorsi amministrativi, converrebbe estrapolarlo dalle finalità ed inserirlo in un articolo apposito, la cui possibile invalidazione non pregiudicherebbe l’intero regolamento.

Nelle finalità sarebbe opportuno, invece, inserire alcune linee guida generali, come favorire le installazioni a basso impatto ambientale; garantire un’informazione trasparente alla cittadinanza; attuare un controllo dei livelli di esposizione ai campi elettromagnetici; promuovere, anche di concerto con i gestori, programmi di riqualificazione e risanamento delle aree interessate dagli impianti.

Si potrebbe, inoltre, pensare di istituire, qualora vi fossero proventi derivanti dalla locazione di immobili comunali, un fondo speciale da utilizzare per finanziare progetti di riqualificazione urbana e screening sanitari.


Nuove istallazioni e Commissione tecnica…

L’individuazione delle aree destinate all’istallazione dei nuovi impianti non può essere effettuata, così come prevede l’articolo 5, dopo la presentazione delle richieste dei gestori, perché, banalmente, mancherebbero i tempi tecnici. Il regolamento deve, quindi, prevedere una scadenza entro la quale la commissione indicata nell’articolo 6 definisca uno o più siti idonei.

Come pure la stessa commissione non può essere istituita in funzione delle istanze dei gestori, ma deve avere un carattere permanente e deve essere integrata con una rappresentanza dei cittadini e con una componente tecnica qualificata. Anche perché alla commissione spetterebbe il difficile compito di individuare i siti idonei nei termini stabiliti, negoziandone l’ubicazione con i gestori, nell’interesse della comunità. Un dovere da compiere, secondo noi, avvalendosi della consulenza di esperti, come quelli della facoltà di Scienze Ambientali della Seconda Università di Napoli, tra i pochi in Italia a studiare il fenomeno dei campi elettromagnetici.

Al fine di garantire la massima tutela dei soggetti particolarmente sensibili, il regolamento deve contemplare un articolo che, facendo riferimento agli obiettivi di qualità previsti dalla Legge quadro 36, escluda la possibilità di installare antenne sopra, o nelle immediate vicinanze, di edifici scolastici, strutture sanitarie ed altri siti simili.


Impianti esistenti…

Rispetto agli impianti esistenti si apre una problematica delicata. Non possiamo prefigurare un doppio regime, in cui gli operatori che hanno già collocato i propri impianti sul territorio godano di condizioni diverse rispetto a quanti presenteranno la richiesta dopo l’auspicata modifica del regolamento.

Noi proponiamo che l’Amministrazione comunale, attraverso la commissione tecnica, promuova una specifica concertazione con i gestori per concordare la razionalizzazione ed il risanamento degli impianti che non risultano conformi alle prescrizioni del testo, anche attraverso la loro dislocazione. Qualora non vi fossero margini di accordo, la commissione valuta se sussistano le condizioni urbanistico–ambientali per avviare un ricorso legale.

 

Controlli…

L’esperienza sul campo ci ha insegnato che i controlli saltuari operati dall’Arpac, pur indispensabili, non garantiscono un adeguato monitoraggio dei livelli di esposizione ai campi elettromagnetici. Particolari condizioni di esercizio, anomalie temporanee o l’interazione di emittenti diverse, possono determinare picchi di emissioni che sfuggono alle rilevazioni.
Sull’esempio del Comune di Caserta, raccomandiamo l’adozione di centraline che rilevino continuamente i valori dell’esposizione alle onde elettromagnetiche sul territorio, offrendo anche una precisa informazione ai cittadini.

 

Conclusioni…

In conclusione, vogliamo sottolineare che il miglior regolamento comunale non è un’arma sufficiente per mettersi al sicuro dai rischi. La rete per le telecomunicazioni, per sua natura, si estende necessariamente su una dimensione più vasta dei pochi chilometri quadrati su cui si estende Macerata o Portico o Recale, e risponde ad una logica territoriale sovracomunale.

La ricerca del miglior equilibrio fra le esigenze della telefonia e il diritto imprescindibile alla sicurezza dei cittadini deve, dunque, adeguarsi a questa dimensione: i piani di copertura dei gestori possono efficacemente essere discussi almeno a livello di comprensorio. In questo quadro, è positivo l’orientamento dell’amministrazione provinciale di offrire ai Comuni linee guida in materia di telecomunicazioni nell’ambito dell’applicazione della Legge regionale 16 del 2004 sull’urbanistica.

Anche i cittadini, con la costellazione di comitati spontanei sorti in quasi tutti i comuni, devono raggiungere nuovi livelli di organizzazione e di coordinamento. Il senso della nostra presenza qui stasera vuole essere anche questo: non basta mobilitarsi contro l’antenna che sorge sul tetto del vicino in via Rovereto, in via Trieste o in via De Amicis, dobbiamo, invece, unire le nostre forze sia per confrontarci efficacemente con i gestori della telefonia sia per ottenere modifiche della legislazione che tutelino realmente la nostra salute.


Grazie.