Una dettagliata analisi sui risultati delle Primarie a Recale del segretario della sezione GD “Pier Paolo Pasolini”. «Domenica in tutta Italia si sono svolte le primarie del Partito Democratico – commenta Michele Landolfo – e se pure c’è da riflettere sull’affluenza, indubbiamente in calo, il Pd resta l’unico partito capace di scegliere il proprio segretario affidandosi agli elettori.
Certo, parliamo di un partito mutato negli anni, e non sempre in meglio; la fuoruscita di parte della minoranza interna ha scombussolato non poco la base e quasi certamente ha gravato sulla partecipazione. L’affermazione dell’ex premier-segretario ha confermato la volontà maggioritaria degli elettori del Partito Democratico: leader forte, carismatico, in grado di padroneggiare i media. Un dettaglio non riduttivo se si considera che Matteo Renzi sarà anche il candidato Premier del partito.
Il voto, però, mostra anche la geografia del consenso di Renzi. Caso particolare è il dato emerso dalla provincia di Caserta, dove i margini di distacco sono stati davvero risicati in confronto al nazionale: Renzi ha incassato solo il 40,7% dei voti validi, Orlando ha conquistato il 30,2% ed Emiliano ha sbancato tutti con il 28,9% (rispettivamente il dato nazionale: al 70,1%, 19,5%, 10,5%). Cosa sia successo a Caserta ormai non è più un mistero e non sorprende più. I giochi delle correnti locali sono risaputi: stavolta l’obiettivo era quello di mandare al Nazareno un giudizio plebiscitario sull’inconsistente e negativo operato del commissario Mirabelli, di area renziana. Un operato che avrebbe dovuto risanare e rilanciare il partito di Terra di Lavoro, ma purtroppo l’occasione si è dimostrata sprecata oltre che poco invitante.
Diverso il caso specifico del circolo di Recale, dove le primarie hanno designato un sostanziale equilibrio tra i candidati (Renzi 46,4%, Orlando 35,7% ed Emiliano 13%), frutto di un autentico confronto di idee e visioni politiche. Nulla a che fare con il congresso-conta casertano.»
«Ancora una volta le nostre sezioni Gd e Pd – conclude Michele Landolfo – si distinguono per qualità e non per quantità. Le nostre primarie sono espressione di un consenso libero e spontaneo, e non di certo di un consenso condizionato dalle faziosità casertane. Per cui, anche con pochi votanti non possiamo ritenerle un fallimento locale, soprattutto se contestualizzate in un momento storico in cui il partito nazionale ha perso di attrattività. Auguri e in bocca al lupo a Matteo Renzi, che dovrà ricucire gli strappi all’interno del partito.»