RECALE - Tra non molto arriveranno le bollette della spazzatura nelle case e negli uffici delle imprese recalesi e il Partito Democratico locale, che ormai da anni analizza a fondo i provvedimenti sulla TARI, prevede amare sorprese proprio per negozi e aziende.
Il segretario cittadino Michele Lasco anticipa i contenuti di un documento che il PD presenterà a breve al sindaco Raffaele Porfidia, e commenta: «Rileviamo innanzitutto un’impennata del costo del servizio, in assoluta controtendenza con l’andamento degli ultimi anni: dal 2014 fino allo scorso anno è rimasto più o meno costante, con una leggera tendenza alla diminuzione. Per quest’anno invece, a dispetto di quanto promesso dal sindaco a più riprese in campagna elettorale, si prevede una spesa di 1.339.011 €, quasi 158 mila euro in più rispetto all’ultimo piano finanziario. Eppure la quantità dei rifiuti trattati è rimasta nella media e il servizio non ha subito variazioni sostanziali. Da dove salta fuori un aumento così pesante? Nella relazione che accompagna il piano finanziario si prova a giustificarlo con un generico aumento dei costi di smaltimento, ma non vi è traccia di dettagli a riguardo.
Inoltre – incalza Lasco - si continua a trascurare il fatto che la ditta in tutti questi anni non ha mai centrato l’obiettivo minimo del 65% di differenziata stabilito dal contratto e, nonostante ciò, non è mai stata applicata la riduzione del canone prevista in questi casi. Traducendo tutto questo in tariffe, viene fuori che l’aumento eccessivo dei costi, insieme alle scelte della maggioranza e alla riduzione della platea delle attività commerciali (9 in meno), hanno determinato per queste ultime delle bollette salatissime, in molti casi davvero sproporzionate. È vero che così si generano bollette per le utenze domestiche lievemente più basse dell’anno scorso, di riflesso però si penalizzano in maniera esagerata molte categorie merceologiche.
La categoria che raccoglie ortofrutta, pescherie, fiorai e pizzerie al taglio, ad esempio, per 100 mq si troverà a pagare una bolletta di 4.055 euro, un bar 2.473, un ristorante 3.244, per non parlare dei supermercati, dove tre attività commerciali si dovranno spartire un carico di 15.706 euro. Una scelta meno punitiva nella ripartizione dei costi, a nostro avviso non oltre la soglia dell’8 per cento per le imprese, avrebbe permesso di non tartassare chi svolge un’attività, senza per questo gravare sulle bollette delle famiglie, anche fissando con più equità i coefficienti di calcolo applicati alle varie categorie di utenze pubbliche, alcune delle quali godono inspiegabilmente di generose riduzioni. Non trascuriamo infine il fatto che qualche impresa forse sfugge al tributo, oppure dichiara metrature sottostimate: un aspetto che il sindaco sembra avere affrontato in consiglio, asserendo di esserne al corrente.
Ma allora – conclude il segretario PD – mi domando qual è la logica di emettere delle bollette sapendo che forse sono sbagliate: non era il caso di fare prima quegli accertamenti che da anni chiediamo, ma che nessuno finora ha mai fatto?»