Il Comune di Recale sembra voler interpretare a rovescio la legge: se dal 16 febbraio scorso è fatto obbligo ai Comuni di piantare un nuovo albero per ogni bimbo nato o preso in adozione nel proprio territorio, la nostra cittadina si sta invece impegnando nell'impresa di massacrare il proprio già stentato patrimonio verde.
Negli ultimi sette mesi sono stati abbattuti ben sei pini secolari, quasi tutti appartenenti al filare ormai semidistrutto dal quale prende il nome il Viale dei Pini. A questi va poi aggiunto un numero imprecisabile di alberi ad alto fusto abbattuti nelle aree pubbliche affidate in gestione, come l'area sportiva polivalente o la piazza in via Municipio al confine con Capodrise, i cui gestori sono stati lasciati liberi di abbattere e sostituire senza alcun controllo le essenze arboree preesistenti.
La denuncia dell'associazione Cruna
L'ultimo episodio di questa strage è stato denunciato dagli attivisti di Cruna, che sul sito dell'associazione hanno documentato l'abbattimento dell'ennesimo pino mediterraneo in quel Viale dei Pini che, secondo gli ambientalisti, andrebbe ribattezzato “Viale dei Martiri” avendo visto finora soccombere ben 38 dei settanta alberi originari. Dalle informazioni raccolte dagli ambientalisti, stavolta non sarebbe stato neanche il Comune a compiere l'abbattimento, bensì una squadra dell'Enel, allo scopo di mettere in sicurezza una cabina elettrica nei pressi della scuola materna Camposciello.
«Bisogna porre fine a questa strage - dichiara Michele Lasco, portavoce dell'associazione Cruna -, altrimenti la città perderà per sempre un patrimonio botanico, storico e culturale inestimabile».
Il silenzio del Comune
Ad ogni episodio di abbattimento gli amministratori comunali hanno opposto l'inevitabilità della soppressione di piante che possano rappresentare un pericolo per la sicurezza dei cittadini. Ma l'assoluta inerzia degli amministratori comunali di fronte a questo assalto al verde pubblico è proprio l'aspetto più preoccupante di tutta la vicenda.
Come giustamente rilevano gli ambientalisti, abbattere un albero malato o pericoloso per l'incolumità delle persone può essere una scelta dolorosa ma necessaria: tuttavia, se l'abbattimento tutela il cittadino nell'immediato, peggiorerà la qualità della sua vita nel futuro.
«Per ogni pianta persa - sostiene il portavoce di Cruna - ne andrebbero piantate subito altre, anche in un luogo diverso, affinché la sua funzione biologica sia compensata. È indubbio, poi, che molti pini si siano ammalati a causa dell’incuria e dell’indifferenza di chi ha gestito il territorio finora.»
Ma che fine fa il legno?
Resta infine la domanda, che fra i cittadini circola sottotraccia ad ogni abbattimento, su quale sia il destino del tronco e dei rami tagliati, che presentano un non trascurabile valore commerciale. Anche su questo aspetto, Cruna ha da tempo avanzato la richiesta che il legno venga usato per realizzare opere d’arte o elementi di arredo urbano, come panchine, altalene e giochi per i bambini. «In questo modo – conclude Lasco – l'abbattimento sarebbe meno doloroso, e gli alberi resterebbero in qualche misura fra noi.»