Con sentenza
del 26 aprile 2006 il Tar Campania ha respinto un ricorso
della TIM, che chiedeva di annullare il provvedimento con cui
il Comune di Recale aveva respinto la richiesta di installare
un ripetitore UMTS su un edificio di via Andolfato.
La TIM aveva impugnato il provvedimento sostenendo
che l'individuazione da parte del comune di un unico sito - quello
cimiteriale - per l'installazione degli impianti di telefonia
mobile sarebbe in contrasto con il principio di assimilazione
delle infrastrutture delle reti pubbliche di comunicazione alle
opere di urbanizzazione (sancito dal Codice delle Comunicazioni
elettroniche del 2003).
Inoltre, la TIM chiedeva l'annullamento delle
disposizioni del Regolamento Comunale perché, attraverso
tale strumento, al comune sarebbe consentito di realizzare un
controllo di tipo sanitario, assolutamente escluso dalla normativa
di settore.
In sostanza, il gestore ha messo in campo l'ormai
collaudato sbarramento legislativo che ha finora bloccato ogni
tentativo degli Enti locali di riappropriarsi del governo del
proprio territorio in materia di elettrosmog.
Ma stavolta (e probabilmente per la prima volta)
il copione tante volte replicato ci ha riservato un finale diverso:
la sentenza sottolinea che il Comune di Recale non ha operato
un divieto generalizzato all'installazione di nuovi impianti di
telefonia mobile. Le misure adottate dal Comune appaiono «...
frutto di una ragionevole attività istruttoria volta, nella
considerazione delle diverse esigenze (pubbliche e private) compresenti
nella fattispecie, alla ricerca ed alla individuazione della soluzione
più valida al fine del necessario contemperamento delle
stesse; ...»
In effetti, dopo la travagliata adozione del
Regolamento sulle emissioni EM, il Comune di Recale ha fatto proprie
le indicazioni elaborate dall'associazione ambientalista CRUNA
e ha compiuto due scelte importanti:
- ha incaricato il Dipartimento di
Scienze Ambientali della SUN di accertare l'idoneità
tecnica del sito individuato per l'insediamento dei futuri impianti;
- ha incaricato l'avv. Luigi Adinolfi,
indicato dall'associazione CRUNA, di assumere
la difesa del Comune nei ricorsi contro il Regolamento e di affiancare
l'azione amministrativa in materia.
Un primo frutto di questa strategia si è
raccolto lo scorso gennaio: di fronte al piano di localizzazione
messo a punto dai ricercatori della SUN il gestore Ericsson
dichiarava la
propria disponibilità a localizzare i propri impianti
nell'area indicata.
La TIM invece presentava il ricorso che è
stato respinto in questi giorni.
Quali che siano gli sviluppi futuri, questa
vittoria conferma che gli Enti locali possono recuperare un ruolo
di controllo del territorio se riescono a stabilire un giusto
rapporto di collaborazione con le associazioni che si battono
contro lo strapotere dei gestori di telefonia. Da questa sinergia
si può sviluppare un’iniziativa che - senza essere
‘punitiva’ nei confronti dei gestori o degli utenti
di telefonia mobile - punti a salvaguardare il territorio e la
salute dei cittadini utilizzando le migliori competenze disponibili.
red diesserecale
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LA CONFERENZA STAMPA DI CRUNA
«Modello Recale», una strategia
vincente
19 maggio 2006 – Sala consiliare del Comune di Recale
Domenico Melillo e Giuseppe Vanore, presidente
di Cruna
(foto: cortesia Claudio Lombardi)
Il fatto
I fatti, prima di tutto. Con la sentenza dello scorso 26 aprile,
il tribunale amministrativo regionale ha respinto un ricorso proposto
dalla Tim, che chiedeva di annullare il provvedimento con cui
il Comune di Recale aveva respinto la richiesta di installare
un ripetitore con tecnologia umts su un edificio di via Andolfato.
Il gestore ha impugnato il provvedimento, sostenendo che l’individuazione
da parte del comune di un unico sito, quello cimiteriale, per
l'installazione degli impianti di telefonia mobile era in contrasto
con il principio, sancito dal Codice delle comunicazioni elettroniche
del 2003, che ha equiparato le infrastrutture delle reti pubbliche
di comunicazione – le stazioni radio-base, per intenderci
– alle opere di urbanizzazione primaria. La Tim ha chiesto,
inoltre, l'annullamento del Regolamento comunale perché,
attraverso tale strumento, il comune può realizzare un
controllo di tipo sanitario, assolutamente escluso dalla normativa
di settore. In sostanza, il gestore ha messo in campo l'ormai
collaudato sbarramento legislativo che ha finora bloccato ogni
tentativo degli Enti locali di riappropriarsi del governo del
proprio territorio in materia di elettrosmog. Ma stavolta (probabilmente
per la prima volta in Italia) il copione ha riservato un finale
diverso.
La sentenza
La sentenza ha ribadito che il potere regolamentare dei Comuni
trova il proprio fondamento nella legge n. 36 del 2001, secondo
cui essi «possono adottare un regolamento per assicurare
il corretto insediamento urbanistico e territoriale degli impianti
e minimizzare l'esposizione della popolazione ai campi elettromagnetici».
Quindi, il comune di Recale, individuando un sito unico, non solo
non ha introdotto un divieto generalizzato all'installazione di
nuovi impianti, ma ha adottato misure che sono, citiamo testualmente,
il «frutto di una ragionevole attività istruttoria
volta alla ricerca ed alla individuazione della soluzione più
valida al fine del necessario contemperamento delle esigenze pubbliche
e private». «La bontà della scelta operata
– si legge sempre nella sentenza – risulta avallata
e certificata dalla relazione tecnico-scientifica redatta dal
Dipartimento di scienze ambientali della Seconda università
degli studi di Napoli, con la quale è stata accertata l'idoneità
tecnica della zona cimiteriale per l'insediamento dei futuri impianti.
Non si tratta, quindi – continua il giudice amministrativo
–, di una scelta dettata esclusivamente dall'esigenza di
salvaguardare la popolazione da possibili rischi derivanti dall'inquinamento
elettromagnetico (che pure i Comuni sarebbero legittimati ad attuare,
in base un'interpretazione letterale della legge 36 del 2001),
piuttosto di una valutazione finalizzata a tutelare anche le esigenze
dei gestori alla copertura del segnale sull'intero territorio».
Alle persone di buon senso potranno apparire ovvie, ma sono parole
che fino ad oggi nessun giudice ha mai pronunciato, e ci auguriamo
che saranno confermate anche dal Consiglio di Stato, qualora il
gestore vorrà presentarvi ricorso.
La conferenza stampa
Oltre che per rendere pubblica questa sentenza per molti aspetti
innovativi, la conferenza stampa di questa mattina serve, innanzitutto,
per chiarire dei passaggi. Se oggi è possibile parlare
di un “modello Recale” in tema di elettrosmog, lo
si deve, essenzialmente, ad un gruppo di cittadini che dal 2003
si occupano, con tenacia, di questa materia. Il Comune di Recale
in questi due anni e mezzo ha avuto un solo merito, grandissimo:
quello di aver fatto proprie – per la verità, non
sempre in modo automatico – le indicazioni elaborate da
quei cittadini, compiendo delle scelte importanti:
1. ha adottato un regolamento;
2. lo ha modificato, assorbendo quasi
tutti i rilievi sollevati da Cruna;
3. ha chiesto al Dipartimento di scienze ambientali della Seconda
università di Napoli di accertare l'idoneità tecnica
della zona cimiteriale per l'insediamento dei futuri impianti;
4. ha incaricato l'avvocato amministrativista Luigi Adinolfi,
indicato da Cruna, di assumere la difesa dell’ente nei ricorsi
contro il Regolamento.
A noi, intendiamoci, non serve che qualcuno ci dica che siamo
bravi e non coltiviamo la velleità di occupare le pagine
dei giornali. Se siamo qui, questa mattina, è perché
dietro Cruna ci sono settecentouno recalesi che hanno firmato
una petizione contro l’istallazione indiscriminata delle
antenne; almeno trecento che sono scesi in piazza a manifestare;
e non meno di centocinquanta che hanno partecipato ad un dibattito
pubblico. È anche per il rispetto di quelle persone che
abbiamo pensato di convocare gli organi di informazione.
Il futuro
Per il futuro ci aspettiamo, nel rispetto della sentenza, che
il consiglio comunale di Recale integri il regolamento, introducendo
un termine perentorio entro il quale deve essere approvato il
piano delle istallazioni, al fine di non ritardare i tempi di
realizzazione dei nuovi impianti. Poi, vorremmo che dalla semplice
indicazione dell’area cimiteriale come sito unico per le
nuove antenne si passi alla creazione di una piattaforma che possa
accogliere realmente i ripetitori. Una struttura che, oltre ad
essere idonea dal punto di vista tecnico, sia anche economicamente
favorevole per i gestori, così da spingerli a trasferirvi
anche gli impianti istallati prima dell’adozione del regolamento.
Infine, ci piacerebbe che il Comune di Recale cominciasse a discutere
dei piani di copertura dei gestori almeno a livello di comprensorio.
In quest’ottica, è positivo l’orientamento
dell’amministrazione provinciale di offrire agli Enti locali
linee guida in materia di telecomunicazioni nell’ambito
dell’applicazione della legge regionale 16 del 2004 sull’urbanistica.
CRUNA, Associazione Onlus
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